Pochi
forse sanno che la Matta è stata concepita più come
dimostrazione di capacità tecnica che non per effettive
forniture militari. La sua vera storia nasce nell’autunno
del 1950 in seno all’Alfa Romeo. Fino a quel momento non
c’era stata assolutamente l’idea di progettare e costruire
un tipo di veicolo così diverso dai canoni delle vetture
che fino ad allora avevano caratterizzato la produzione della
casa milanese. Bisogna però ricordare che in quegli anni
la competizione fra le Case italiane era molto accesa e tra queste,
in particolare, la rivalità tecnica e commerciale tra la
Fiat e l’Alfa Romeo era molto forte e fu grazie a questa
rivalità che si generò la Matta.
Accadde infatti verso la fine del 1950 che la dirigenza dell’Alfa
Romeo scoprì che già da alcuni mesi la Fiat stava
progettando un veicolo 4x4 per effettuare consistenti forniture
all’Esercito Italiano ed alla Polizia di Stato, necessarie
per sostituire le mitiche ma ormai esauste Jeep lasciate dagli
americani alla fine della seconda guerra mondiale.
In quel periodo, nell’ufficio studi e progettazione dell’Alfa
lavorava un brillante tecnico proveniente dalla Ferrari, Giuseppe
Busso, al quale venne dato un preciso ordine: realizzare una vettura
fuoristrada seguendo le caratteristiche richieste dal Ministero,
ma migliore della Fiat e con piena libertà di progettazione
tecnica, il che significava….. senza badare a spese! Ma
tutto doveva realizzarsi in meno di un anno. Busso si dedicò
quindi a tempo pieno al progetto della Matta e fu proprio grazie
a questo incarico che superò contrasti personali interni
all’azienda e che poi restò per quasi 30 anni all’Alfa
Romeo, nella quale fu il capo progettista della meccanica di tante
altre vetture di grande successo, dalla 1900 alla Giulietta, dalla
Giulia alle 1750 e 2000, e poi la Montreal col suo 8 cilindri
derivato dalle corse, ed ancora il motore 6V iniezione, per non
parlare poi di tanti progetti e prototipi mai messi in produzione.
Non avendo mai prodotto nulla nel campo dei veicoli fuoristrada
e dato il poco tempo a disposizione, i tecnici Alfa pensarono
di accorciare i tempi necessari allo studio di una 4x4 acquistando
tramite la filiale svizzera della casa milanese un esemplare della
più moderna fuoristrada di quel momento, la Land Rover
80, per valutarne le caratteristiche e per avere già pronta
una base su cui iniziare a sviluppare le proprie idee. In realtà
la scelta della 4x4 inglese era obbligata, in quanto nel 1950
il mercato del 4x4 era praticamente inesistente e le altre vetture
fuoristrada oggi a noi conosciute non erano ancora nate.
Alla Land Rover venne rapidamente montato un motore di serie della
Berlina 1900, bialbero a 4 cilindri in linea con 80 cavalli, al
posto del 1600c.c. della vettura inglese, quindi i tecnici Alfa
camuffarono la carrozzeria ed a gennaio del 1951 iniziarono i
primi collaudi sui terreni circostanti la fabbrica ancora devastati
dai bombardamenti della guerra. Fra i collaudatori in forza all’Alfa
Romeo di allora, quello che si sobbarcò la maggior parte
dei test fu Guido Moroni, al quale spettò il compito di
martoriare la vettura fino alla rottura, in modo da costringere
il progettista ad aumentarne progressivamente la robustezza quanto
più era possibile.
Con l’esperienza acquisita sulla fuoristrada inglese, nel
giro di poco tempo venne costruito il primo prototipo tutto Alfa,
sempre molto simile alla Land Rover per quanto riguarda l’aspetto
esteriore, ma già dotato di sospensioni indipendenti all’avantreno,
richieste espressamente dai tecnici militari, primo fra tutti
il Colonnello Garbari, il quale pretese anche il bloccaggio manuale
al 100% sul differenziale posteriore per aumentare la motricità
sui terreni più sconnessi.
Nel frattempo l’Ufficio Progettazione stava già realizzando
i disegni della carrozzeria che avrebbe poi avuto la bella conformazione
oggi conosciuta.
Il tempo però scorreva veloce e si giunse a maggio del
1951, quando i vertici dell’Esercito Italiano organizzarono
un primo confronto delle prestazioni della Matta e della Campagnola
rispetto alle Jeep. Questa prima “sfida” si svolse
in una grande area riservata ai collaudi dei mezzi militari situata
a Serravalle del Chienti, nella provincia di Macerata .
In questa prima occasione di confronto diretto fra veicoli della
stessa categoria, la Matta non fece una gran figura, soprattutto
a causa dei rapporti del cambio troppo lunghi e per lo sbattimento
dell’olio motore nella coppa. Ricordiamo che il motore era
ancora quello strettamente di serie della berlina stradale!
Rientrati a casa, Busso ed i suoi collaboratori nei mesi successivi
modificarono drasticamente il cambio, accorciando i rapporti del
riduttore e modificarono il motore applicandovi la coppa asciutta,
o carter secco, con lubrificazione forzata tramite una pompa di
mandata ed una di recupero e con serbatoio separato, assecondando
così anche le richieste del Colonnello Garbari.
Trascorse l’estate e la Fiat a settembre del ’51 presentò
la sua versione definitiva della Campagnola alla Fiera del Levante
a Bari, bruciando sul tempo l’Alfa, la quale, pur avendo
ormai pronta la versione definitiva della meccanica, ancora non
aveva approntato la carrozzeria completa.
Appena una settimana dopo, però, c’era il Gran Premio
di Formula 1 a Monza, il 16 settembre 1951, e l’Alfa Romeo
non si fece scappare l’importante occasione per presentare
la sua nuova 4x4 al grande pubblico, facendo sfilare il prototipo
della Matta guidato da Nino Farina, campione del mondo di Formula
Uno in carica, il quale la condusse per tutto il tracciato alla
testa di un corteo di vetture sportive .
Poche settimane dopo, nel mese di ottobre ’51, venne finalmente
realizzata la prima vettura preserie con la carrozzeria quasi
definitiva, punzonata con telaio AR 51 *50001* e dotata del motore
a carter secco identificato con il numero di serie 1307 *00001*
, con la quale furono superati brillantemente i collaudi definitivi
presso i centri prova dell’Esercito Italiano, al termine
dei quali venne omologata come Autovettura da Ricognizione ‘51,
secondo la classificazione militare.
Erano dunque trascorsi solo 10 mesi dall’ordine iniziale
alla realizzazione della prima vettura definitiva; ancora oggi
sarebbe un’impresa quasi impossibile, pur con le tecnologie
di cui disponiamo. Infatti, tranne il motore, che comunque era
stato modificato rispetto a quello della berlina di serie, tutto
il resto, cambio, differenziali, sospensioni, sterzo, era stato
progettato e realizzato appositamente per la Matta. Non si era
badato ai costi di produzione ed infatti la meccanica della Matta
agli occhi degli esperti dimostra ancora oggi tutta la sua raffinatezza
e sofisticazione. Come detto l’obiettivo reale era battere
la Fiat e basta, dimostrare di saper costruire anche veicoli di
tal genere, il problema dei costi non c’era semplicemente
perché non c’era l’intenzione di produrre grandi
numeri.
All’inizio del 1952 cominciò dunque la produzione
delle Matta di serie e la prima vettura, punzonata con telaio
AR 51 *00001*, uscì dalla fabbrica nel marzo di quell’anno.
Le vetture venivano costruite a mano una ad una nello stabilimento
aeronautico dell’Alfa a Pomigliano d’Arco, vicino
a Napoli, da dove venivano poi destinate ai vari clienti..
La versione AR 51, quella progettata con le specifiche ministeriali,
venne prodotta complessivamente in soli 1899 esemplari tra il
1952 ed il 1953 e venne suddivisa in due serie, la prima destinata
in gran parte al Ministero della Difesa (Esercito) e la seconda
fornita in numero minore soprattutto al Ministero degli Interni
(Polizia). Altre vetture tipo AR 51 vennero date anche all’Aeronautica,
alla Marina, alle Finanze e ad altri ministeri.
Sempre della versione AR 51, ben 116 vetture furono vendute direttamente
a privati e tra questi spicca il nome del Conte Leonardo Bonzi
di Milano, che ne utilizzò due per effettuare una lunga
spedizione in Sud America per aprire una nuova via di comunicazione
tra l’Oceano Atlantico ed il Pacifico. La spedizione, durante
la quale venne realizzato un bellissimo documentario, durò
circa quattro mesi, da aprile a luglio del 1952 e percorse oltre
4000 km attreverso strade inesistenti, paludi, montagne e zone
disabitate del continente sudamericano.
Sempre nel 1952, nel mese di maggio, la Matta iniziò molto
brillantemente anche la sua carriera agonistica partecipando alla
Mille Miglia, che per la prima volta nella sua storia vedeva alla
partenza anche veicoli militari inseriti in una speciale categoria
.
Alla gara il Ministero della Difesa Italiano iscrisse 4 sue vetture
tipo AR 51, due Fiat Campagnola e due Alfa Romeo Matta, condotte
da militari in regolare servizio.
Vinse la competizione la Matta condotta dal capitano Costa e dal
tenente Verga, che distanziò di ben 41 minuti la prima
delle due Campagnola e di 1 ora e 52 minuti la seconda. Tutte
le vetture erano strettamente di serie come in uso presso i rispettivi
reparti di appartenenza, l’unica “preparazione”
per la gara fu l’aggiunta di un faro anteriore e di gomme
con battistrada stradale. I piloti militari corsero indossando
la regolare divisa d’ordinanza.
Contemporaneamente l’Alfa Romeo iniziò anche gli
studi anche di una versione destinata esclusivamente al mercato
privato, differente in numerosi dettagli da quella militare ed
il primo prototipo di questa versione effettuò un significativo
collaudo al Tour de France 1952 come vettura “ammiraglia”
della squadra italiana di ciclismo, nella quale gareggiava il
grande Fausto Coppi, che vinse brillantemente la prestigiosa gara
francese.
La AR 52, la versione Civile della Matta, tra il 1953 ed il 1955
venne prodotta in appena 154 esemplari, oggi rarissimi.
Le Matta vennero utilizzate per effettuare anche altre importanti
spedizioni; nel 1953 un esemplare della versione AR 51, dotato
di hard top venne dapprima impiegato per un raid al Polo Nord
e successivamente poi utilizzato dal Conte Bonzi per un lungo
viaggio in Indonesia.
Nel 1955, a produzione ormai conclusa, all’ Alfa Romeo fu
anche realizzato un esperimento dotando una Matta AR 51 del motore
diesel tre cilindri normalmente installato sul furgone Romeo;
questo tentativo comunque non ebbe un seguito produttivo e tutte
le Matta, sia militari che civili, vennero dotate all’origine
dall’Alfa Romeo solamente del motore a carter secco serie
1307 .
In totale le Matta costruite, compresi i prototipi, furono 2059;
attualmente il nostro Registro ne ha censito circa più
di un centinaio della versione AR 51 ed una ventina della AR 52.
Infatti, dopo le fatiche passate durante il servizio prestato
presso i Ministeri, le Matta furono in gran parte demolite. Fra
quelle rimaste, molte vennero usate come veicoli da lavoro, molte
altre vennero invece utilizzate per competizioni fuoristrada,
apportandovi modifiche ai motori, alle sospensioni, allo sterzo,
operazioni che ancora oggi vediamo effettuate in alcuni esemplari
impegnati nei vari Campionati.
Le Matta rimaste originali del tutto o in parte sono oggi invece
oggetto di collezionismo ed anche all’estero vengono recuperate
dagli appassionati del marchio Alfa Romeo. Dai dati del Registro
sappiamo infatti che ve sono negli Usa, in Giappone, in Inghilterra,
in Germania, in Finlandia, in Sud Africa, in Olanda.
Ma il nome Matta come è nato? Per l’Alfa Romeo la
classificazione ufficiale presente su tutta la documentazione
ed i progetti è 1900 M, cioè Militare; per il Ministero
della Difesa era, ed è, AR 51, Autovettura da Ricognizione
1951.
Matta non è una denominazione ufficiale, ma semplicemente
un soprannome che nacque da una felice intuizione del direttore
generale dell’Alfa Romeo di allora, l’ingegner Iginio
Alessio, il quale assistendo ad alcune prove e vedendo quali prestazioni
era in grado di offrire, tutto meravigliato esclamò: ”Ma
quella è matta! Benissimo, aggiunse, chiamamola Matta”.
Un simpatico soprannome che dopo oltre cinquanta anni identifica
immediatamente una pagina straordinaria e mai più ripetuta
nella lunga e prestigiosa storia dell’Alfa Romeo.
Tutte le notizie sulla Matta, incluse le
descrizioni delle varie versioni, le curiosità, le spedizioni,
la tecnica ed i consigli per il restauro sono state pubblicate
sul libro “Alfa Romeo AR 51-AR 52 Alfa “Matta”
editato nel 2003 da Giorgio Nada Editore nella collana “le
vetture che hanno fatto la storia”.